Al
presidente Mario Oliverio lo ha suggerito il ragionier
Patò?
Campagna elettorale
anticipata. Proclami ipocriti della politica, incoerente e pronta a
sfruttare tutto Dal sito di Ebeteinfiore apprendiamo, senza
meraviglia, che domani pomeriggio, nel Salone degli Stemmi della Provincia di
Cosenza, si terrà un convegno intitolato “Per un ambiente
libero da tutte le mafie”, promosso dall’assessorato all’Ambiente della
stessa amministrazione. Luigi Marrello, titolare della
delega, illustrando l’appuntamento ha detto: «Salvatore Borsellino verrà a
parlarci della rete di complicità attiva e dei silenzi spesso compiacenti
della politica e di alcuni settori dell’informazione nei confronti della
mafia e delle complicità e dei silenzi che hanno spesso avuto la meglio
sulla verità e sulla giustizia».
«Al centro del
suo intervento - ha proseguito Marrello - saranno, dunque, due parole:
legalità e informazione, una drammatica emergenza ieri come oggi».
All’incontro, parteciperà anche, ovviamente, il presidente della Provincia di
Cosenza, l’onorevole Gerardo Mario Oliverio, del Partito
democratico. Oliverio è stato deputato della
Repubblica per quattro legislature consecutive, assessore calabrese
all’Agricoltura e sindaco di San Giovanni in Fiore (Cs). Dal 19 settembre
2001 al 23 gennaio 2006, è stato membro della Delegazione parlamentare
presso l’assemblea del Consiglio d’Europa e della Delegazione parlamentare
presso l’assemblea dell’Unione dell’Europa Occidentale. Da poco, ha
confermato la sua candidatura alla presidenza della Provincia cosentina,
la più estesa e popolata della Calabria. Decisiva, quindi, per gli assetti
politici regionali. Le elezioni provinciali si terranno nella primavera
del 2009. Non indagato, è spesso considerato il politico più influente
della sinistra cosentina; sempre eletto con percentuali bulgare, specie
nell’alto Ionio. Si dovesse valutare sulla fedina penale, non gli si
potrebbe obiettare alcunché. In Italia, la cultura dominante dello
spicciolo e dell’effimero ci induce a pesare i governanti sulla sola
scorta di sentenze e pendenze, in assenza delle quali ci è negato il
diritto al giudizio politico, assicurato, invece, dalla Costituzione
(articoli 3 e 21). Mario Oliverio ha saputo riciclarsi:
comunista di ferro contrario a Occhetto, burbero verso la Chiesa ne è
astutamente diventato simpatizzante. Negli anni, ha assunto atteggiamenti
progressivamente moderati. Ha cambiato look e da marxista s’è fatto
governatore in blu. Oggi porta la cravatta e rilassato evoca, per l’abito
firmato e il capo raso, l’asciutto sodale Marco Minniti, già viceministro
degli Interni. I suoi discorsi sono pieni di termini sonanti:
«modificazione», «risoluzione», «programmazione», «codificazione»,
«calendarizzazione», «affastellare». Esclusivamente per questi dettagli,
non sarebbe che uno degli innumerevoli camaleonti della «Casta»,
incoerenti nelle idee, nell’estetica, nella sostanza. Fumosi, retorici.
Uno dei tanti trasformisti abili che hanno saputo vendere la propria
immagine, adeguandosi alla nazione degli smemorati, incapace di rammentare
identità e storie di primi ruoli e controfigure. Mario Oliverio è, anzitutto, il
responsabile politico dell’arretratezza nella Calabria settentrionale, il
cui sviluppo è, a vari livelli del sistema, ostacolato da clientelismo
becero e irresponsabilità istituzionale. Una posizione del genere potrebbe
apparire poco giornalistica e magari dettata da istintività o analisi di
superficie. Qualcuno la leggerà di sicuro come sintesi partigiana, sulla
base della prassi, ben poco logica, per cui le opinioni sono da ricondurre
a schemi e volontà dei partiti. Noi veniamo da San Giovanni in Fiore (Cosenza),
lo stesso orrendo centro in cui Oliverio è nato e grazie a cui ha
costruito le sue fortune politiche. Forte d’un largo consenso mutuato
dallo zio, lì ripetutamente sindaco, ha saputo eliminare ogni concorrenza
interna, impedendo politicamente l’alternanza, il confronto, il
pluralismo. La normalità. San Giovanni in Fiore è forse il comune più
assistito d’Europa: 18 mila abitanti, quasi 1200 persone presero, diverse
delle quali barando con complicità di politici, il Reddito minimo
d’inserimento, misura statale di sostegno concepita nel 1997 da Livia
Turco. San Giovanni in Fiore conta seicento forestali, assunti per calmare
le acque in seguito a proteste incivili alimentate dalla politica,
all’incendio di sale municipali, a blocchi stradali e delle nettezza
urbana. Ci sono, poi, 200 lavoratori socialmente utili e di pubblica
utilità. San Giovanni in Fiore ha uno spaventoso tasso di emigrazione e vi
trafficano ’ndrine del crotonese e forse di Gioia Tauro. Nicola Gratteri,
ci pensi lei! Conta 21 autosaloni e 10 macellerie. Il giovane Antonio
Silletta fu ucciso in zona dalla ’ndrangheta. Gennaio 2006, sequestrato,
sparato, carbonizzato. La madre morì di crepacuore, la società restò muta.
Non si hanno invece notizie di Pino Loria, un ragazzo del posto con
precedenti per spaccio come Silletta. Sparito. San Giovanni in Fiore, a
dispetto del suo nome, è anche fenomenale per la speculazione edilizia:
case a cinque piani che levano il respiro e mostruose soluzioni
urbanistiche di cemento armato: uno scempio che qualcuno deve aver
autorizzato. Dove stava Oliverio? Due fedelissimi
sostenitori, che all’occorrenza a Oliverio procacciano voti a San
Giovanni in Fiore, suo feudo elettorale, risultano rinviati a giudizio dal
Gup distrettuale di Catanzaro, Alessandro Bravin. Il fatto è del 2005,
l’ipotesi è di estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
Nell’operazione, denominata Ciclone, figura anche Guirino Iona, ritenuto
pericoloso ’ndranghetista, attualmente in regime di 41 bis. Gli uomini in
questione sono Domenico Ferrarelli e Giuseppe Spadafora, titolari di
Ferspa, impresa edile che ha eseguito vari lavori pubblici, fra cui
l’Istituto d’Arte di San Giovanni in Fiore, voluto e pagato dalla Provincia di Cosenza. Ferrarelli, in
società con l’imprenditore edile Atteritano, gestisce anche una casa di
riposo a San Giovanni in Fiore, un tempo opera di carità della Diocesi di
Cosenza. Non è ancora chiaro come la Chiesa, che beneficiava d’un comodato
del Comune, l’abbia ceduta a privati. Questi, per le notizie reperite in
municipio, non pagherebbero fitto all’ente pubblico, pur svolgendo
attività di lucro. Secondo il consigliere provinciale Mimmo Marile (Pdl),
Oliverio riuscì a destinare poco meno
di 250 mila euro di fondi pubblici, usciti dalle casse provinciali, alla
Fondazione Europa Mezzogiorno
Mediterraneo, creatura dello stesso presidente. Fu uno dei suoi
primi atti, appena proclamato governatore della Provincia di Cosenza. La fondazione
fece appena qualche convegno e, pare, sostiene Barile, «beneficiò in
seguito di cospicui finanziamenti, quando Massimo D’Alema era ministro
degli Esteri». Di là da dichiarazioni di parte opposta, che, nell’assoluta
indifferenza di pezzi dell’opinione pubblica e di certa magistratura,
potrebbero produrre schiocche argomentazioni difensive o costarci volgari
accuse di interesse, Oliverio ha trasformato una piscina
pubblica in centro sportivo polifunzionale. A San Giovanni in Fiore. Per
completare la struttura originaria, mancavano 150 milioni di vecchie lire.
Ferma e abbandonata al vandalismo, dopo un servizio di Moreno Morello
sulla popolare trasmissione Striscia la notizia, Oliverio ha voluto cambiarne la
destinazione d’uso, per un costo complessivo di 1,6 milioni di euro.
L’impresa edile LS Costruzioni di Casal di Principe (Ce), capitale sociale
di 10 mila euro, s’è aggiudicata l’appalto, affidandolo a una ditta di San
Giovanni in Fiore. Ne ha scritto Ilario Lombardo sul quindicinale
Diario. Non si sa, poi, quando l’opera sarà consegnata, anche
per causa d’un blocco dei lavori, su cui nessuno osa esprimersi. Parlare
non conviene. Oliverio ha sponsorizzato alle
regionali del 2005 il candidato Nicola Adamo, in competizione per un
posto in Consiglio regionale. Con la sua scelta, ha levato voti ad Antonio Acri, dello stesso partito di Oliverio, della stessa città, entrato
nel parlamento regionale senza l’appoggio degli allora Ds di San Giovanni
in Fiore, che in massa votarono Adamo. Nicola Adamo è indagato dalla Procura di
Paola per il settore eolico calabrese e la Procura della
Repubblica di Catanzaro ha per lui ipotizzato i reati di truffa, abuso
d’ufficio e associazione a delinquere. La moglie di Adamo, Enza Bruno Bossio, è rinviata a
giudizio in Puglia per truffa e falso ideologico. Col marito condivide le
ipotesi di associazione a delinquere e truffa, scrive il sito Rete per la
Calabria. La donna fu amministratore delegato di Vallecrati, la spa che
opera nello smaltimento dei rifiuti nel territorio cosentino. Nel
settembre 2008, decise agitazioni di suoi dipendenti, non pagati per mesi,
hanno determinato gravi problemi di servizio nella città di Cosenza,
i cui rifiuti, per la storica inezia e immoralità degli amministratori
regionali, sono stati riversati nella discarica di Vetrano, in agro di San
Giovanni in Fiore. A riguardo, il municipio ha riferito che è al momento
Rende, nella conurbazione di Cosenza,
ad essere autorizzata a scaricare a Vetrano. E Cosenza,
mistero buffo? La giunta comunale di Cosenza
considera cessato lo stato di emergenza che ha riguardato lo smaltimento
dei rifiuti urbani. Dobbiamo crederci? Nel sito sono state effettuate
delle ispezioni dell’Arpacal, l’agenzia della Regione Calabria per la
protezione dell’ambiente. Secondo il quotidiano La Gazzetta del Sud, le
conclusioni dei controlli tecnici dell’Arpacal sono state recentemente
trasmesse alla Procura della Repubblica di Cosenza. Di Vetrano si servono
oggi una trentina di comuni cosentini, mentre in origine la discarica era
stata pensata per il solo Comune di San Giovanni in Fiore. In una recente
apparizione televisiva a Perfidia,
trasmissione sull’emittente Telespazio Calabria, Gianni Maraniello,
presidente dimissionario di Vallecrati in carica per comprovate
competenze, ha accusato la politica di irresponsabilità, con ovvii
riferimenti all’area geografica di competenza della spa. Per i rifiuti
nella Calabria del nord, potrebbe scoppiare una monnezzopoli: ci sono
molti aspetti amministrativi da vagliare e scelte e immobilità politiche
inquietanti. Vallecrati è stata una creatura dei big della politica
cosentina, che ai vertici hanno collocato alcuni loro adepti, incapaci o
forse predatori, forse professionisti della truffa, forse affaristi
abituati. I comuni che si sono riuniti per lo smaltimento dei rifiuti, di
cui si fa carico l’omonimo consorzio, hanno visto aumentare le uscite e le
inefficienze. Un disastro, a sentire chi ne ha seguito le traversie:
pagamenti ritardati, disagi, inadempienze, merda, morte. Esiste, poi,
un’indagine dell’associazione
Le Libertà, di
San Giovanni in Fiore, che ha registrato un aumento dei decessi per
tumore (solo per i casi seguiti negli ospedali calabresi) pari al 50%,
negli ultimi 7 anni. Tumori fulminanti hanno provocato la morte di persone
che vivevano nei pressi di Vetrano. Trovati morti animali, volatili,
pesci. Il Gr1 della Rai ci ha realizzato un servizio, firmato da Enrica
Majo. Dove stava, nel frattempo, Mario Oliverio, che c’è sempre,
quando si tratta di coordinare la propria coalizione e stabilirne le
strategie elettorali?
Per mesi, è rimasto contemporaneamente alla Camera dei
Deputati e alla presidenza della Provincia di
Cosenza. Ogni parlamentare rappresenta la nazione, senza
vincolo di mandato. Rilevando, quindi, una mancanza di specifica
competenza, quasi nessuno lo chiama in causa, in proposito. Tanto chi, nel
Belpaese, è strettamente competente in senso amministrativo? Benedetto lo
scaricabarile.
Mario Oliverio, sindaco, assessore
regionale, quattro volte deputato e ora presidente della Provincia di
Cosenza, ha taciuto? Non ha visto? Non s’è accorto della
necessità di salvaguardare politicamente, nel cosentino, trasparenza,
legalità e giustizia? Non ha mai parlato coi ministri e cogli
amministratori regionali della sua parte politica? Non ha occupato delle
cariche che potevano consertirgli di esercitare una forte azione politica
a tutela della comunità, smembrata, sfiduciata, disperata e rassegnata al
brutto e all’assurdo?
Che opposizione ha condotto? Che indicazioni ha dato,
governando, perché nella provincia
di Cosenza si invertisse la rotta, rinunciando a logiche clientelari
che impoveriscono il tessuto sociale e distruggono il senso
dell’etica?
Che cosa ha fatto per fermare, tornando alla politica vera,
quella di cui parla Hannah Arendt, scempi, speculazioni e ricatti?
Quanto Oliverio ha inciso politicamente
nella lotta vera alla criminalità organizzata, nella formazione d’una
coscienza critica, nella partecipazione della base al farsi della politica
e all’ingegneria sociale?
Ha vigilato sulla zona grigia, arginandone l’espansione?
Ha creato, con una politica opportunistica fondata sulla
conservazione del potere, una società sparente o perfettamente sottomessa,
incapace di difendere i propri diritti?
Sa chi è Salvatore Borsellino e in nome di chi e di che cosa
gira per l’Italia, coraggiosamente informando e stimolando quella parte
sana della nazione che ha un quadro preciso della trattativa in Sicilia,
delle trattative in Calabria e delle collusioni in Campania?
Sa che Salvatore Borsellino è un uomo che, passati anni
dalla morte del fratello Paolo, non si commuove più e manifesta invece
rabbia per i misteri di un’Italia imbavagliata dai poteri forti, ferita da
troppi traditori dello Stato?
Chi sarà il prossimo? Ci risponderà mai?
Luigi Marrello fa invece il cuoco.
Sembra per passione. Cucina deliziosamente al ristorante Casa Lopez. Tanto
per cambiare a San Giovanni in Fiore. Il ristorante si trova in un
immobile su cui gravavano dei vincoli. Palazzo storico, ci dormirono i
fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, prima di essere fucilati presso il
Vallone di Rovito. Secondo Antonio Nicoletti, dirigente nazionale di
Legambiente, nella fattispecie ci fu una speculazione edilizia. Il Comune,
amministrato da uomini vicini a Mario Oliverio, approvò una
variazione al piano regolatore generale grazie a cui, sempre per
Nicoletti, i proprietari dell’edificio, alcuni dei quali del partito dei
Verdi, lo stesso di Marrello, sarebbero riusciti ad
avviare l’attività. Uno di loro è Luigi Andrea Loria, nominato membro
d’una commissione regionale per la Cultura. Non si conoscono le ragioni.
Medico, sarà forse un esperto di storia dell’architettura, di
italianistica o di teologia medioevale. Gioacchino da Fiore, che lì fondò
il suo ordine e la sua abbazia, non deve rivoltarsi. Marrello, invece, ha fondato il
partito dei Verdi in Calabria, di cui fa parte l’ex assessore regionale
Diego Tommasi. Fra i due, per onestà intellettuale, non corre buon sangue.
Ma il partito è un po’ come una religione. Nel decreto di perquisizione
del 15 giugno 2007 firmato dall’ex pm di Catanzaro Luigi De
Magistris, si legge che un teste riferisce di Tommasi: «I rapporti tra Saladino e l’attuale assessore
regionale all’ambiente Diego Tommasi sono assai stretti; Saladino un
giorno mi ha chiesto di accompagnarlo dall’assessore all’ambiente, c’era
anche Enza (Bruno Bossio, ndr) e siamo andati a pranzo insieme». De
Magistris, quindi, domanda: «È successo
che abbia incontrato presso gli uffici dell’assessore Tommasi la Bruno
Bossio?». L’interrogato afferma che è successo due volte e
aggiunge: «Tommasi ha anche affidato una
gara alla Why
not, quando Saladino era ancora il referente di questa società; quando
ho rotto i rapporti con Saladino anche Tommasi non ha voluto più avere
rapporti con Why
not». A conclusione di questa necessaria carrellata, si può
dire che Mario Oliverio e il suo assessore Luigi Marrello hanno a cuore l’eredità di Paolo
Borsellino e per questo invitano il fratello Salvatore a
parlare, come ha sottolineato Marrello, «dei silenzi spesso
compiacenti della politica e di alcuni settori dell’informazione nei
confronti della mafia e delle complicità e dei silenzi che hanno spesso
avuto la meglio sulla verità e sulla giustizia». Paolo
e Salvatore Borsellino hanno un’anima, una storia e un’etica
chiara. Chiarissima. Splendida.
Emiliano Morrone
Francesco Saverio Alessio
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Salvatore Borsellino
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antimafiaduemila: commento di
Salvatore Borsellino
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Incontro alla Provincia di
Cosenza
Borsellino rinuncia all’invito della
Provincia di Cosenza per motivi familiari. Sullo sfondo un articolo degli
scrittori Morrone e Alessio che ha provocato al fratello del magistrato
antimafia "profonda
inquietudine". |