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             Scritti 
              sull'Architettura degli anni '80 
             Francesco 
              Saverio ALESSIO, copyright ©, 
              al rights reserved 
               
              
              
            La 
              parete crollata 
              ( note sulla ristrutturazione di un appartamento a due piani) 
            San 
              Giovanni in Fiore, 18 novembre 1987 
             
             
              Operare su di un edificio costruito da altri comporta, in 
              genere, notevoli problemi: se l’edificio è ben progettato 
              e costruito molti possono essere anche gli stimoli; se l’edificio 
              è costruito in malo modo rimangono i molti problemi. 
            L’appartamento 
              in questione, costruito per un professionista che occasionalmente 
              riceve i clienti a casa, si sviluppa fra due ambiti: quello domestico 
              e quello pubblico. 
            L’ambito 
              domestico è composto con forme chiare, leggibili, 
              è simmetrico, assiale, con lisce pareti bianche. 
              L’ambito pubblico è, all’opposto, ricco di incognite... 
            Per 
              ricavare il vuoto nel quale sistemare la scala di collegamento fra 
              i due piani, si è reso necessario operare un taglio nel solaio, 
              operazione traumatica, subito divenuta pretesto per la composizione 
              di una parete “crollata”: presenza di movimenti tellurici, 
              minaccia all’aspetto confortevole delle stanze. 
            Così 
              lo spazio pubblico della casa (ingresso, scala, corridoio, studio) 
              rinuncia al carattere domestico, statico, per assumerne uno dinamico, 
              in mutamento imprevedibile, quasi 
              un cantiere fatto di frammenti e abbandonato a metà dell’opera. 
            Francesco 
              Saverio ALESSIO, copyright © 
              1987 
              
              
            San 
              Giovanni in Fiore, 3 maggio 1988 
            Relazione 
              per il Concorso Internazionale "La casa più bella del 
              mondo" 
            Con 
              l'Ing. Giuseppe Pio ALESSIO 
            San 
              Giovanni in Fiore, 3 maggio 1988 
             Come 
              un fluttuante banco di nebbia solidificato la casa si staglia contro 
              l’orizzonte padano: improbabile sommovimento 
              tellurico, protuberanza del sottosuolo ed “indurita lava” in un 
              paesaggio generato dal fango. Inevitabilmente con fango essiccato 
              o cotto è costruita la casa: cemento armato e mattoni. 
              L’ammasso magmatico scavalca ed ingloba una sala ipostile; 
              espressione astratta e moltiplicazione di portici, mondo della geometria 
              come supporto al mondo del Caos: ambiguità formale.  
              Dallo spazio di soggiorno attraverso l’ipostile, l’occhio 
              traguarda l’orizzonte: barlume di melanconia…l’uniformità 
              del paesaggio resa variabile dal variare dei punti di vista; folate 
              di nebbia attraversano la sala, dolci brezze ed una fresca penombra 
              la rendono un ottimo soggiorno estivo. 
              Dal lato opposto due cortili allagati, due vasche per la raccolta 
              di acque piovane, negano ogni rapporto con l’esterno, tranne che 
              sotto forma di eventi meteorologici: sole, pioggia, neve, 
              vento, nebbia. I muri dei cortili riflettono la luce del 
              sole che, battendo sulla superficie dell’acqua, forma mutevoli rifrangenze. 
              L’acqua come origine alluvionale del luogo. Immagini riflesse! 
              Al centro della casa il giardino: la 
              natura come origine dell’abitare. 
              Questo spazio, un pozzo aperto verso il cielo, isolato e riservato, 
              melanconico e trascendente, prende corpo dall’idea di un silos scoperchiato; 
              riferimento alle tradizioni agricole del luogo, eco di laboriose 
              popolazioni avvicendatesi in queste pianure, ricerca di significati 
              poetici in un mondo reso vacuo da dogmi scientifici. 
              La messa a dimora dell’essenze avverrà attendendo quel che 
              giunge dal cielo; sarà cura degli abitanti scegliere le qualità 
              e la quantità di piante da accogliere in questo rifugio… 
              eco di voci ed umide fragranze. 
              Sui lati della casa due spazi di servizio a tutta altezza, il garage 
              ed un deposito cantina. Cavità voltate assomiglianti 
              ad antri risuonanti questi ambienti evocano modi archetipi dell’abitare 
              e rendono onore al potenziale plastico del cemento armato: fango 
              tramutato in roccia (l'indurita 
              lava...Leopardi, Zibaldone) L’illuminazione naturale 
              dall’alto accrescerà la sensazione di trovarsi in un antro. 
              Al piano superiore ancora ambienti voltati, le camere da letto con 
              relativi bagni ed uno spazio per il lavoro e lo studio. Da questi 
              spazi ancora a carattere sotterraneo si accede alla terrazza, dominio 
              dei venti e degli astri; da qui lo sguardo, finalmente 
              libero, spazia sull’orizzonte. 
               
            Francesco 
              Saverio ALESSIO, copyright © 
              1988 
             
              
            L'Architettura 
              Mediterranea come la Cultura 
              Mediterranea non è soltanto marina è 
              anche di montagna, a volte di alta montagna, come qui a San 
              Giovanni in Fiore, città fondata dal mistico 
              medioevale Gioacchino 
              da Fiore.  
            Un 
              classico esempio di Architettura Mediterranea montana oltre che 
              prototipo della Architettura Florense è costruito dall'Abbazia 
              Florense, costruita dopo la morte di Gioacchino da 
              Fiore, probabilmente su suo progetto sviluppato e realizzato dai 
              discepoli fra i quali fra' Giuliano forse con una supervisione del 
              fedele amanuense, poi Vescovo e grande Architetto del Duomo di Cosenza, 
              Luca Campano. 
            Francesco 
              Saverio ALESSIO, copyright © 
              2001 
             
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