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Selinunte e Segesta da Siracusa fino a Palermo

Sicilia

La Sicilia, al centro del Mediterraneo, ricca di vestigia e di importanti siti archeologici, è cosparsa di frammenti di civiltà antichissime. Negli anni sono andato più volte a visitarla, da Taormina a Siracusa, da Noto a Ragusa, da Palermo a Selinunte, Salemi, Segesta, Marsala con la sua nave Fenicia. E poi Lampedusa, Pantelleria, le Eolie: Vulcano, Stromboli, Strombolicchio, Filicudi e le sue cernie di ogni tipo.

Contaminazioni culturali, secoli di navigazione ed insegnamenti costruttivi derivati dalle esperienze in architetture trilitiche di tutto il Mediterraneo. Così, a Selinunte, fu stabilito dai coloni Greci il tipo che noi conosciamo come Tempio Dorico. Alcuni elementi, ad esempio la Metopa sono stati inventati e codificati a Selinunte; l'antica colonia di Megara Iblea.

Tracce di intonaci sulle colonne del Tempio E a Selinunte

Tracce di intonaco sulle colonne a Selinunte

I materiali costitutivi il tempio sono: la calcarenite locale con la quale sono stati realizzati tutti i monumenti del parco di Selinunte. Ancora oggi si conservano ampie tracce di intonaco soprattutto sui rocchi delle colonne del fronte.

Segesta: colonnato del tempio

Segesta: colonnato del tempio

L’antica Segesta, centro degli Elimi, poi città-stato greca, fiorente ancora sotto i romani, fu distrutta dai Vandali e dai saraceni. Oggi restano alcuni monumenti, danneggiati in parte dal terremoto; il tempio, alcune fortificazioni, il teatro.

Segesta: il teatro

Segesta: il teatro

Si accedeva al teatro per una larga strada lastricata. Costruito in calcare locale presenta le forme tipiche dell’architettura greca, anche se, a differenza di queste, la cavea, con i sedili per gli spettatori, invece di essere scavata nella collina venne interamente costruita e sostenuta da un potente muro di contenimento.

Il Tempio Dorico è una delle massime espressioni umane in generale e dell'Architettura in pietra in particolare; le sue colonne ed i suoi capitelli sono belli, preziosi, implacabilmente precisi. Il tempio dorico era intonacato e dipinto. Un fine intonaco bianco ricopriva tutta l'architettura del tempio, dalle colonne alle trabeazioni, ed era dipinto con motivi geometrici di diversi colori (alcuni resti si possono riconoscere sulle colonne del Tempio E a Selinunte).

Al di là dei dettagli sulle raffinate finiture il Tempio Dorico è composto di parti di pietra. Come in una gigantesca scatola di montaggio è composto da rocchi di colonna, grandi pezzi di trabeazione, enormi gradini del crepìdoma, cavati e definiti in qualche cava e poi trasportati sul cantiere.

Le rocche di Cusa sono delle antiche cave di tufo calcareo, da cui fu estratto il materiale per la costruzione della città di Selinunte e per i suoi templi.
Dopo la conquista dei Cartaginesi nel 409 a.C. le cave non vennero più utilizzate; ancor oggi è possibile vedere nella roccia le incisioni praticate per l’estrazione dei rocchi delle colonne, o un capitello appena sbozzato.

“Così nelle cave dei templi di Selinunte i rocchi giganteschi, appena cavati alla luce dalla notte solida, appaiono fermi per sempre nel lento viaggio di trasferimento verso i cantieri sul mare. Un evento imprevedibile ce li ha resi, appena cavati, già materiale di spoglio, definiti per un programma mai messo in atto e pronti a collaborare ad un programma nuovo, non ancora determinato, che li accolga come già sono, frammenti di un edificio virtuale indecifrabile.”


Cave di Cusa: Rocchi di colonna estratti, in fase di trasporto

Palermo

"Già nella metà del secolo XI Palermo era, dopo Il Cairo e Cordova, il terzo centro commerciale e culturale del mondo mussulmano, ma per bellezza del luogo e clima era ineguaglibile rispetto alle prime due, per come tramandato dai cronisti dell'epoca. [...] il quadro di un'attiva metropoli, la quale vantava ben trecento moschee, innumerevoli mercati, banchi di cambio valute e, tra tanti e vari laboratori artigiani, una delle prime cartiere impiantate in Europa. [...] Quando Ruggero d'Altavilla, fratello del Guiscardo giunse davanti alle mura di Palermo nell'agosto del 1071, si trovò davanti una città veramente organizzata, plurirazziale e poliglotta.


Palermo: Chiesa di San Cataldo, 1154

La Sicilia è stata meta dei miei viaggi anche per la sua cucina e la sua pasticceria, espressioni di una autentica e antica Cultura Mediterranea con grandissima influenza Araba. La pasticceria siciliana è completamente di origine araba, dagli agrumi per i canditi, alle mandorle, dall'uva sultanina alla pasta per i cannoli, tutto è stato portato qui dagli Arabi.

Francesco Saverio Alessio


Selinunte e Segesta da Siracusa Links

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